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RICERCA ASSOSOMM SU LAVORO INTERINALE

I primi 20 anni del lavoro in somministrazione in Italia

Scopri i risultati della ricerca Assosomm: 20 anni di evoluzione del lavoro interinale e il ruolo chiave della normativa.

RICERCA ASSOSOMM SU LAVORO INTERINALE

2.1. Introduzione

L’introduzione di forme contrattuali flessibili (o atipiche) è un fenomeno che ha interessato, nel corso degli anni ‘90, quasi tutti i paesi europei, dove, a contratti di lavoro standard (a tempo pieno e indeterminato) si sono affiancate svariate forme di lavoro flessibile (Berton et al 2009, 2012). Tra queste il Temporary Agency Work, introdotto in Italia nel 1997 dalla Legge Treu (L. 196/97) con il nome di “lavoro interinale” poi modificato in “lavoro in somministrazione” con la Legge Biagi (L. 30/2003 attuata dal D. Lgs. n. 276/2003). Questo capitolo, a partire dal quadro europeo (sezione 2.2), mostra alcuni dati (discussi nel Riquadro 2.1) sull’andamento del contratto in somministrazione dalla sua introduzione ai giorni nostri, focalizzandosi su tre aspetti principali: le caratteristiche dei lavoratori e delle imprese coinvolti da questo tipo contrattuale (sezione 2.3), l’effetto della recessione economica sul lavoro in somministrazione (sezione 2.4) e i profili salariali relativi a questo contratto (sezione 2.5). Questa analisi è inoltre corredata da un approfondimento sulle carriere lavorative degli occupati con contratto di somministrazione (Riquadro 2.2). Il capitolo, infine, approfondisce alcuni elementi della formazione a cui accedono i lavoratori in somministrazione (sezione 2.6) e della loro protezione sociale (sezione 2.7).

2.2. Il Temporary Agency Work in Europa

Secondo i dati (di fonte campionaria) Eurostat sulle forze lavoro europee (Labour Force Survey - LFS) la quota di lavoratori in somministrazione è in media in Europa pari al 1,7% degli occupati, pur con significative differenze tra i diversi paesi (tabella 2.1). E’ infatti pari al 4% in Olanda, al 3% in Francia, al 2,7% in Spagna, al 2,1% in Germania e Belgio, allo 0,8% in Italia e allo 0,5% in Grecia e Regno Unito.

Tabella 2.1. Quota percentuale di lavoratori in somministrazione sul totale degli occupati in Europa, 2008-2016

2008

2010

2012

2014

2016

Media UE-28

1,7

1,5

1,5

1,6

1,7

Slovenia

5,8

6,0

5,2

4,7

5,2

Olanda

3,4

3,0

2,9

3,5

4,1

Spagna

4,1

3,0

2,7

2,8

3,0

Francia

2,4

2,1

2,3

2,5

2,7

Austria

2,0

2,0

2,1

2,2

2,3

Belgio

1,8

1,7

1,8

1,7

2,1

Germania

1,9

2,2

2,1

1,9

2,1

Portogallo

2,4

2,1

1,9

2,1

2,1

Lituania

1,0

0,4

0,7

0,8

1,8

Lussemburgo

0,5

1,7

1,6

1,5

1,8

Finlandia

1,3

1,2

1,1

1,3

1,8

Svezia

1,2

1,1

1,2

1,3

1,4

Repubblica Ceca

0,9

1,1

1,6

1,7

1,3

Irlanda

0,9

0,7

1,0

1,2

1,3

Slovacchia

0,9

0,9

2,6

1,6

1,3

Croazia

0,7

0,6

0,9

1,0

1,2

Romania

0,9

0,8

0,8

1,2

1,0

Polonia

0,5

0,6

0,6

0,7

0,9

Danimarca

1,4

0,9

1,0

1,2

0,8

Italia

0,7

0,6

0,6

0,6

0,8

Lettonia

4,4

2,3

1,9

0,9

0,7

Grecia

0,3

0,4

0,4

0,3

0,5

Regno Unito

0,5

0,2

0,4

0,5

0,5

Ungheria

0,7

0,8

1,0

0,9

0,4

Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat

Dal 2008 ad oggi, non è rintracciabile un trend comune tra i paesi europei per quanto riguarda l’incidenza del lavoro in somministrazione sull’occupazione totale: in alcuni essa cala nei primi anni della crisi economica, per poi risalire; in altri è stabile, in altri si riduce.

La tabella 2.2 mostra, in due periodi di tempo successivi, la quota di lavoratori a tempo indeterminato sul totale dei lavoratori in somministrazione in vari paesi europei. Nella maggioranza dei paesi nei quali il lavoro somministrato è significativo, la somministrazione a tempo indeterminato è largamente prevalente, con le rilevanti eccezioni di Belgio e Francia, dove il lavoro somministrato è solo a tempo determinato, e dell’Olanda.

Tabella 2.2. Tasso di incidenza della somministrazione a tempo indeterminato in alcuni paesi europei, 2006-2012

 

media 2006-10

media 2011-12

 

percentuale somministrati su totale occupati

quota somministrati a tempo indeterminato

percentuale somministrati su totale occupati

quota somministrati a tempo indeterminato

Austria

1,9

86,9%

2,2

88,3%

Belgio

1,7

0,0%

1,8

0,0%

Repubblica Ceca

1,0

75,7%

1,4

83,7%

Danimarca

1,3

69,5%

1,1

70,8%

Estonia

0,1

65,0%

0,2

76,3%

Finlandia

1,1

59,8%

1,1

43,0%

Francia

2,2

0,0%

2,3

0,0%

Germania

2,3

70,4%

2,8

62,6%

Grecia

0,4

63,1%

0,4

71,4%

Ungheria

0,7

63,1%

1,0

64,9%

Irlanda

0,8

69,2%

0,9

60,1%

Italia

0,5

10,6%

0,6

9,1%

Lussemburgo

0,9

49,6%

1,5

58,1%

Olanda

3,4

13,3%

2,9

15,5%

Norvegia

0,1

32,3%

0,2

36,3%

Polonia

0,6

0,0%

0,5

0,0%

Portogallo

2,1

32,7%

1,9

29,0%

Slovacchia

1,2

58,8%

2,1

74,5%

Slovenia

5,7

8,8%

5,3

12,4%

Spagna

3,8

48,5%

2,7

57,0%

Svezia

1,1

60,6%

1,3

58,1%

Svizzera

0,8

62,9%

0,9

56,7%

Fonte: nostre elaborazioni su OCSE, Employment Outlook 2013 e 2014 su dati Eurostat

Tenendo conto dell’intensità di lavoro, e quindi esprimendo la quota di lavoro in somministrazione in termini di lavoro equivalente full time, è stato stimato che il lavoro somministrato incida in Europa in media per l’1,8% del totale (tabella 2.3), con valori particolarmente significativi in Olanda, Germania e Francia (rispettivamente 2,7%, 2,1% e 2%) rispetto ai più bassi valori di Italia, Spagna e Grecia (0,9%, 0,5% e 0,2% rispettivamente). Se comparata ad altre forme di lavoro atipico, l’incidenza del lavoro tramite agenzia rimane comunque limitata in Europa: negli stessi anni qui presi in considerazione, l’occupazione a termine ha rappresentato circa l’11% dell’occupazione totale.

Tabella 2.3. Tasso di incidenza del lavoro somministrato in lavoro equivalente full time in Europa, 2003-2014

2003

2004

2006

2008

2010

2012

2014

Media UE-28

1,5%

1,6%

1,8%

1,8%

1,6%

1,8%

1,8%

Olanda

1,9%

1,9%

2,5%

2,9%

2,5%

2,7%

2,7%

Germania

0,9%

1,1%

1,6%

2,0%

2,0%

2,2%

2,1%

Francia

2,3%

2,3%

2,4%

2,3%

2,0%

2,0%

2,0%

Belgio

1,6%

1,8%

2,1%

2,1%

1,8%

1,9%

2,0%

Italia

0,6%

0,7%

0,8%

0,9%

0,9%

0,9%

0,9%

Spagna

0,6%

0,7%

0,7%

0,6%

0,5%

0,5%

0,5%

Grecia

n,a

n,a

n,a

0,0%

0,1%

0,2%

0,2%

Fonte: Idea Consulting su dati Ciett 2015 e 2016.

La fotografia europea ben evidenzia come anche per quel che riguarda il lavoro in somministrazione, esista una forte divisione tra nord e sud europa, e in particolare tra paesi dell’Europa continentale e paesi sudeuropei. Nei paesi continentali l’incidenza del lavoro interinale è significativa, superiore al 2%, non solo in termini di lavoratori coinvolti ma anche come quantità di lavoro prestata. Nei paesi del sud Europa, invece, il peso del lavoro interinale è sensibilmente più basso, soprattutto in termini di quantità di lavoro prestata, con un’incidenza inferiore all’1%. A questo proposito è emblematico il caso della Spagna: quando il numero di lavoratori occupati in somministrazione viene espresso in termini di equivalenti full time, l’incidenza passa da 3% allo 0,5%.

2.3. La somministrazione di lavoro in Italia

Riquadro 2.1. Fonti informative disponibili per l’analisi del lavoro somministrato

In Italia esistono vari strumenti informativi che permettono lo studio delle principali caratteristiche del mercato del lavoro: dinamiche occupazionali e retributive, natimortalità di imprese, transizioni tra stati occupazionali e molto altro. Tra le fonti maggiormente informative e comunemente utilizzate vi sono i microdati provenienti da indagini campionarie, come la Forze Lavoro Istat, o amministrativi, quali il campione CICO (distribuito dal Ministero del lavoro) e la banca dati WHIP-Salute (Work History Italian Panel, costruito grazie ai dati forniti dall’INPS e dall’INAIL) . Questi dati, oltre a presentare le informazioni a livello di un singolo individuo, si caratterizzano soprattutto per avere una buona copertura delle informazioni relative al mercato del lavoro, per quel che riguarda gli aspetti occupazionali, retributivi, e le informazioni di impresa. Questi dati, tuttavia, sono di utilità più limitata quando si tratta di analizzare le caratteristiche dei lavoratori in somministrazione, delle agenzie fornitrici e delle imprese utilizzatrici, poiché – come verrà evidenziato – le informazioni disponibili in tali banche dati non consentono di cogliere pienamente tutte le dimensioni del fenomeno oggetto di studio.

L’indagine delle Forze Lavoro Istat, così come quella europea (Labour Force Survey – LFS), è un’indagine che ha come riferimento tutti i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se temporaneamente all’estero, iscritti alle anagrafi comunali al momento della rilevazione. Le informazioni che si ricavano sono strettamente legate a precise scelte di analisi. Il contenuto informativo di cui dispone è ampio, ma ha un focus sulle caratteristiche dell’occupazione del lavoratore limitato nel tempo e dipendente dal periodo nel quale avviene l’intervista. Sebbene sia previsto un sistema di rotazione che consente ad ogni famiglia entrata nel campione di essere intervistata nei trimestri successivi, dal punto di vista longitudinale il periodo coperto rimane complessivamente limitato. Infine, le informazioni raccolte si riferiscono alla situazione nella settimana di riferimento in cui la famiglia e i singoli componenti vengono intervistati, questo può rendere difficile cogliere pienamente quelle caratteristiche associabili a fenomeni molto dinamici o legate ad una molteplicità di eventi.

Il campione CICO e WHIP-Salute sono invece archivi ricostruiti da dati di natura amministrativa raccolti per ottemperare a specifici obblighi normativi (previdenziali, assicurativi, di accertamento, eccetera). A differenza dell’indagine sulle Forze di Lavoro, questi archivi consentono di reperire informazioni di tipo longitudinale relative a tutti gli episodi di lavoro attivi durante il periodo coperto dalle banche dati.

Particolarmente ricco di informazioni sul lavoro è WHIP-Salute, una banca dati longitudinale che ricostruisce le carriere lavorative di un campione rappresentativo (pari a circa il 7%) di tutti gli individui presenti negli archivi gestionali dell’INPS dal 1985 al 2012. La popolazione di riferimento è costituita dalle persone – italiani e stranieri – che hanno svolto parte o tutta la loro carriera lavorativa in Italia nel settore privato extra-agricolo, con qualsiasi tipo di contratto, e nella pubblica amministrazione con contratti di lavoro a tempo determinato. Rimangono esclusi gli episodi di lavoro nel settore pubblico a tempo indeterminato, quelli in agricoltura e le attività di lavoro autonomo in professioni dotate di propria cassa previdenziale (quali gli avvocati e gli architetti). Sui rapporti di lavoro in somministrazione, i dati contengono solo le informazioni delle assunzioni presso l’agenzia per il lavoro che registra il lavoratore assunto, mentre non riportano le informazioni sulle missioni e sulle aziende utilizzatrici. Inoltre, al momento non è possibile avere informazioni sugli episodi successivi al 2012. Nel box 2.2. si presenta un approfondimento a partire dai dati WHIP-Salute.

CICO è il Campione Integrato delle Comunicazioni Obbligatorie collezionate dal Ministero del Lavoro, riferite ad un campione casuale (circa il 13%) di individui dipendenti e parasubordinati. Rispetto a WHIP-Salute, CICO consente di reperire dati aggiornati al periodo corrente; copre però un numero di anni minore (gli anni dal 2007 al 2016), contiene meno informazioni sul rapporto di lavoro e sulle imprese. Registra inoltre solo le informazioni di flusso, cioè gli eventi che si generano quando un rapporto di lavoro si attiva o cessa nell’intervallo coperto dall’archivio (quindi non sono presenti informazioni di stock né informazioni sui rapporti di lavoro cessati prima del 2007 o attivati prima del 2007 e non ancora cessati). I contratti in somministrazione vengono registrati dal Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie attraverso l’acquisizione di uno specifico modello di comunicazione ad uso delle agenzie di somministrazione denominato UNISOMM, che contiene sia le informazioni relative al contratto che lega il lavoratore all’agenzia di somministrazione, sia le informazioni relative alla missione. Tali informazioni tuttavia non sono ancora state rese disponibili per usi statistici.

Per superare le limitazioni illustrate, le analisi di questo capitolo sono state condotte ricorrendo in primo luogo ai dati, disponibili in formato aggregato, provenienti dall’INAIL e forniti da Ebitemp e a quelli dell’Osservatorio dei lavoratori somministrati presenti sul sito dell’INPS.

In particolare, i file elaborati partendo dai dati dell’INAIL permettono di evidenziare, a partire dal 1998 e quindi dalla introduzione del lavoro in somministrazione, gli andamenti relativi ai lavoratori, alle missioni, al monte retributivo, alle ore lavorate, oltre alle caratteristiche dei lavoratori e delle imprese utilizzatrici. L’universo di riferimento dell’INAIL include le imprese dell’industria e dei servizi. È tuttavia escluso il lavoro in somministrazione prestato nelle Pubbliche Amministrazioni, ad eccezione di quello svolto nella sanità, nelle amministrazioni locali e negli Enti pubblici non economici.

Nel presente capitolo sono stati utilizzati anche i dati sui tipi di formazione a cui possono accedere i lavoratori con contratto di lavoro in somministrazione direttamente forniti da Forma.Temp.

2.3.1. I lavoratori coinvolti

Fin dalla sua introduzione, il lavoro con contratto di somministrazione ha visto in Italia una rapida crescita, che ha portato gli occupati con questo contratto a raggiungere il picco di 580mila lavoratori durante gli anni 2007 e 2008 (figura 2.1.). La crisi economica ha determinato, nel corso del 2009, un repentino calo dell’occupazione in somministrazione a cui è seguito un periodo di andamento altalenante ma in ripresa fino al 2014, anno in cui si osservano nuovamente tassi di crescita simili al periodo pre-crisi. Nel 2015 gli occupati in somministrazione hanno raggiunto il livello del 2008. Sulla base dei dati trimestrali registrati da Inail, è possibile stimare che il numero annuale di occupati nel 2016 abbia superato le 600mila unità (615.000).

Figura 2.1. Occupati annuali con contratto di somministrazione assicurati presso INAIL, 1998-2016

Fonte: Ebitemp su dati Inail. Nota: il dato del 2016 è stato stimato sulla base dei dati INAIL trimestrali

Gli occupati con contratto di somministrazione pesano, sull’intera occupazione nazionale nel 2016 per il 2,8% (tabella 2.4), restringendo la platea ai soli occupati alle dipendenze, il peso del lavoro somministrato è pari al 3,6%. L’analisi comparata degli andamenti del lavoro somministrato e dell’occupazione generale mostra da un lato la crescita nel corso degli anni del peso di questo contratto, che passa dallo 0,5% nel 2000 al 2,8% del 2016 (e dallo 0,7% al 3,6% dell’occupazione dipendente). Dall’altro evidenzia come la crisi economica abbia colpito il lavoro somministrato in misura maggiore rispetto all’andamento tendenziale dell’occupazione dipendente. Infatti il peso del lavoro somministrato si è ridotto di oltre un punto percentuale tra il 2007 e il 2009, recuperando i valori precedenti al 2008 solamente tra il 2014 e il 2015.

Tabella 2.4. Peso degli occupati annuali con contratto di somministrazione assicurati presso INAIL sull’occupazione totale italiana per area geografica, 2000-2016

 

2000

2005

2007

2009

2011

2013

2015

2016

Peso dei somministrati sull’occupazione complessiva:

        

Italia

0,5%

2,0%

2,5%

1,8%

2,3%

2,2%

2,6%

2,7%

      

Peso dei somministrati sull’occupazione dipendente:

        

Italia

0,7%

2,7%

3,4%

2,3%

3,0%

2,9%

3,4%

3,5%

         

Nord Ovest

1,1%

3,9%

5,1%

3,4%

4,4%

4,0%

4,6%

4,8%

Nord Est

0,8%

3,2%

4,4%

2,6%

3,6%

3,5%

4,5%

4,6%

Centro

0,6%

2,4%

2,7%

2,0%

2,4%

2,3%

2,5%

2,7%

Sud

0,2%

1,2%

1,5%

1,2%

1,5%

1,6%

1,9%

1,8%

Fonte: Ebitemp su dati Inail e dati Istat.

Il ricorso al lavoro in somministrazione non è omogeneo nel Paese. Non stupisce che sia maggiore al Nord, area a maggior vocazione industriale e manifatturiera, dove il lavoro in somministrazione copre quasi il 5% del lavoro dipendente, rispetto al Centro (dove la somministrazione è pari al 2,7%) e al Sud (1,8%).

Anche gli andamenti nelle diverse aree territoriali dall’introduzione del contratto ai giorni nostri mostrano interessanti differenze (figura 2.2). Nel Nord-Est si registra il maggior calo relativo nell’utilizzo della somministrazione a seguito della crisi economica: -38% tra il 2008 e il 2009, rispetto al -31% del Nord-Ovest e al -24% del Centro-Sud. Ma è sempre nel Nord-Est che si verifica la maggior ripresa con il numero degli occupati in somministrazione che supera sensibilmente il livello del 2008 (+15% nel 2016 rispetto al 2008) mentre nel Nord Ovest i livelli di occupazione con questo contratto sono, nel 2016, ancora inferiori ai valori del 2008 (-0,9%).

Figura 2.2. Occupati annuali con contratto di somministrazione assicurati presso INAIL per area geografica, 1998-2016

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